lunedì 13 settembre 2010

COMUNE DI PALERMO: LSU AL POSTO DEI GIORNALISTI. ESPOSTO DELL'ASSOSTAMPA.




Il Comune di Palermo da ventuno mesi non ha più un ufficio stampa formato da giornalisti e l’ultima trovata dell’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Diego Cammarata, che porta la data dello scorso luglio, è quella di reclutare tra i precari generici, impiegati nel bacino dei Lavoratori socialmente utili (Lsu) –, che hanno in tasca il tesserino di pubblicista da almeno tre anni, i giornalisti per rimettere in piedi l’ufficio che deve fare da collegamento tra il Comune e i mass media. Quell’ufficio azzerato di fatto il 31 dicembre 2008, senza una vera ragione, e nel quale hanno lavorato per tanti anni diversi giornalisti con contratti co.co.co. E da quando i giornalisti sono stati messi gentilmente alla porta, la sola fonte di notizie istituzionali è stata la portavoce del Sindaco. La quinta città d’Italia che viola la legge, la quale impone a tutti gli enti pubblici di dotarsi di un ufficio stampa.



E’ una brutta storia questa dell’Ufficio Stampa del Comune di Palermo. Una storia siciliana in salsa palermitana, condita dai comportamenti e dai provvedimenti di una politica assolutamente miope, pronta a risolvere soltanto i problemi che più le interessano e le portano i voti, e da una burocrazia invidiosa del contratto nazionale dei giornalisti e timorosa della scure della Corte dei Conti che in Sicilia sta facendo terra bruciata di un pilastro di cemento armato. Che è il contratto di lavoro dei giornalisti italiani.



E’ la stessa burocrazia comunale, la quale, dopo aver bandito il concorso pubblico che avrebbe dovuto stabilizzare come previsto dalle leggi i giornalisti ed aver formulato la graduatoria provvisoria, ha deciso di annullare tutto, perché secondo l’avvocato capo del Comune ai giornalisti che lavorano negli enti locali non può essere applicato il contratto di lavoro giornalistico, piuttosto va applicato il contratto degli enti locali, categoria C1. In sostanza, per l’avvocatura del Comune, il giornalista è un semplice impiegato. A questo punto l’Associazione siciliana della Stampa ha presentato, lo scorso maggio, un esposto alla Procura della Repubblica che sta indagando. E nei prossimi giorni l’Assostampa porterà altri documenti al magistrato che sta accertando i fatti.







La storia.



L’Ufficio stampa del Comune di Palermo ha svolto per molti anni l’attività di informazione istituzionale avvalendosi di professionisti esterni, legati all’Amministrazione da contratti di collaborazione coordinata e continuativa rinnovati periodicamente e senza soluzione di continuità nell’attività stessa. Il coordinamento dell’attività è stato curato da un capo ufficio stampa al quale, dal 2002 in poi, sono stati affiancati, con relativi incarichi formali, due vice coordinatori (vice capo ufficio) e un responsabile dei servizi speciali. L’ufficio era operativo dalle 6.50 (per la Rassegna stampa) fino alle 20.30, alle 21. Con turni, anche domenicali e festivi e tutto quanto indispensabile per far funzionare un Ufficio in modo ottimale.



Alla fine del 2008 l’Amministrazione comunale, dopo avere istituito la dotazione organica dell’Ufficio stampa con deliberazione della Giunta, ha bandito un concorso per la copertura dei previsti 13 posti di redattore con contratti a tempo pieno di durata triennale, riservando l’85% di questa dotazione ai giornalisti già in servizio, secondo il percorso indicato dalla legge finanziaria nazionale 2008 per la stabilizzazione dei lavoratori co.co.co.



La dotazione di 13 posti era leggermente sottodimensionata ma sostanzialmente in linea con quanto stabilito nel protocollo d’intesa siglato il 3/6/2005 da Anci Sicilia, Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Assostampa Siciliana, che fissava in 14 giornalisti la dotazione standard dell’Ufficio stampa del Comune di Palermo.



Il bando di concorso prevedeva l’applicazione del contratto giornalistico e, come requisito minimo d’accesso, un’esperienza professionale di almeno 30 mesi, conformemente alla legge regionale di recepimento della legge 150/2000 e al conseguente accordo di contrattazione collettiva stipulato nel 2007 dall’Assessorato regionale alla Presidenza con Anci Sicilia, Urps, Fnsi-Fieg e Assostampa Siciliana, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 16/11/2007.







Lavorare gratis.



In attesa dell’espletamento del concorso, essendo scaduti il 31/12/2008 i contratti di co.co.co. dei giornalisti in servizio, l’Amministrazione propone per il 2009 la sottoscrizione di contratti a titolo gratuito (sic!!! non retribuiti) per garantire la continuità dell’attività d’informazione istituzionale.



Una proposta immediatamente rifiutata dai giornalisti (otto professionisti e un pubblicista), i quali soltanto dopo aver ricevuto ampie rassicurazioni sui tempi rapidi dell’iter concorsuale, nel corso di un incontro avvenuto il 18 febbraio 2009, alla presenza del sindaco Cammarata e dei dirigenti comunali, valutano l’opportunità di sottoscrivere i disciplinari d’incarico a titolo gratuito, nei quali l’impegno assunto dall’Amministrazione comunale viene formalmente richiamato attraverso l’espressione “nelle more del processo di stabilizzazione già intrapreso da questa Amministrazione”.



In considerazione della gratuità della prestazione lavorativa, l’impegno viene circoscritto alla presenza in ufficio due volte a settimana per alcune ore. Un modo per garantire la continuità del lavoro, in attesa dell’assunzione. I contratti vengono rinnovati di mese in mese fino al 30 giugno 2009.







Tutti a casa, l’Ufficio stampa azzerato.



Il 15 maggio 2009 il Comune di Palermo pubblica la graduatoria provvisoria del concorso e, subito dopo, richiede ai partecipanti utilmente collocati in graduatoria la documentazione relativa ai titoli dichiarati nelle istanze. Tredici posti di lavoro: nove per stabilizzare i precari e 4 per gli esterni. Una bella boccata d’ossigeno per i giornalisti siciliani.



Il 16 giugno 2009, non essendosi ancora concluso l’iter del concorso e in mancanza di tempi certi, l’Assostampa Siciliana diffida il Comune di Palermo dal proporre ulteriori contratti a titolo gratuito ai giornalisti dell’Ufficio stampa, in quanto la proposta di contratti a titolo gratuito è contraria ad ogni principio di dignità professionale, inoltre viola il diritto sacrosanto che ad ogni prestazione deve corrispondere una retribuzione. Otto giorni dopo, l’Amministrazione comunale, in seguito alla diffida dell’Assostampa, comunica ai giornalisti dell’Ufficio stampa la volontà di chiudere il rapporto di collaborazione.



Il Comune di Palermo il primo luglio 2009 resta senza ufficio stampa.



In Agosto, in seguito alle notizie su una richiesta di chiarimenti avanzata dalla Corte dei Conti all’Amministrazione in merito al concorso, l’Assostampa Siciliana presenta alla Magistratura contabile un’articolata memoria a sostegno della piena legittimità tecnico-giuridica del concorso.







Concorso annullato.



Quando tutto sembra volgere a favore della stabilizzazione, nel settembre 2009, mentre si sta aspettando da un giorno all’altro la pubblicazione della graduatoria definitiva, l’Avvocatura comunale, su richiesta del Sindaco, rende un parere in merito alla legittimità del bando di concorso sostenendo l’esistenza di profili di illegittimità in ordine all’attribuzione ai giornalisti del trattamento previsto dal contratto di categoria e in ordine al requisito dei 30 mesi di anzianità professionale.



La successiva deliberazione della Giunta comunale del novembre 2009 dispone l’annullamento delle parti del bando censurate dal parere dell’Avvocatura. In sostanza, si apriva uno spiraglio, eventualmente, solo per l’assunzione con contratto degli enti locali. Poi, esattamente a un anno di distanza dalla pubblicazione del bando, il 24 dicembre 2009, l’Amministrazione comunale pubblica nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana l’avviso di avvio del procedimento di annullamento del concorso. Infine, una determinazione dirigenziale, emessa dal settore Risorse umane, il 27 gennaio 2010, chiude la partita con l’annullamento definitivo del concorso.







Marzo 2008, l’ispezione dell’Inpgi.



Forse a qualcuno ha “disturbato” l’arrivo a Palazzo delle Aquile, sede del Comune, degli ispettori dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti, che per essere precisi avevano fatto visita alcuni mesi prima anche a Palazzo Comitini, sede della Provincia regionale di Palermo, dove altri colleghi in sostanza avevano lavorato con gli stessi contratti dei giornalisti di Palazzo delle Aquile. Ispezioni che sono avvenute, tra l’altro, in molti enti pubblici. L’Inpgi, con il verbale ispettivo n. 9/09, ha accertato che il lavoro dei giornalisti in servizio nell’Ufficio stampa del Comune di Palermo dall’ottobre 2003 al dicembre 2008 (periodo preso in esame dagli ispettori) è stato di tipo subordinato, e per questo ha addebitato all’Amministrazione comunale il pagamento dei contributi non versati e delle sanzioni per l’omesso pagamento. Una bella botta per l’Amministrazione comunale alla quale è stato chiesto di versare un milione e 400 mila euro circa. Nel dicembre 2009, l’Assostampa Siciliana, dopo un carteggio con l’Inpgi, informa ufficialmente l’Amministrazione comunale della possibilità di ottenere, in caso di assunzione dei giornalisti anche a tempo determinato, lo sgravio del 98% delle somme dovute a titolo di contributi non versati e sanzioni relative. A fine gennaio 2010, dopo una prima opposizione promossa con esito sfavorevole, l’Amministrazione comunale accetta l’esito dell’ispezione e accede al condono, impegnandosi a versare i contributi e ottenendo lo sgravio delle sanzioni. Di fatto, l’Amministrazione ammette che quei giornalisti avevano un rapporto di lavoro di natura subordinata. Così, da un lato aderisce al condono e dall’altro spreca il denaro pubblico, visto che avrebbe anche dovuto stabilizzare quegli stessi giornalisti, così come previsto. E’ notizia di questi giorni che anche i revisori dei conti del Comune hanno segnalato nella loro relazione sui conti comunali che per la situazione che si è venuta a creare con l’ufficio stampa si profila lo spreco di denaro pubblico.



Giornalisti e lavoratori socialmente utili: per il Comune di Palermo pari sono.



Premessa: il lavoro socialmente utile a Palermo è stato certamente un ammortizzatore sociale. Dopo la seconda metà degli anni Novanta, grazie alla politica di tutti i colori, sono state formate cooperative sociali che hanno reclutato, cooptandoli, circa settemila lavoratori e lavoratrici per fornire servizi al Comune. Sono stati spesi, in tutti questi anni, centinaia di milioni di euro prelevati sia dai fondi comunali che statali. L’Amministrazione Cammarata, in questi ultimi anni, grazie alle somme messe a disposizione dallo Stato, ha deciso di stabilizzare i “suoi” precari. Una bella scelta che va nella direzione di dare un futuro sereno a questi lavoratori. Un enorme bacino elettorale, che merita attenzione, altro che nove giornalisti “figli di nessuno”. Quindi, i lavoratori socialmente utili, con bandi diversi a seconda dei vari profili, sono stati assunti con contratto part-time, a venti ore settimanali, da amministrativi, da agenti della Polizia municipale, ecc. Nel pieno della calura estiva, lo scorso 19 luglio, il sindaco Cammarata e il suo assessore alle Risorse umane, Roberto Clemente (Udc), con la collaborazione del direttore generale Gaetano Lo Cicero che idea straordinaria si fanno venire? Un’idea tanto geniale quanto incredibilmente perversa. Perchè non stabilizzare anche cinque lavoratori socialmente utili da “redattori” (gli addetti stampa, i giornalisti vengono chiamati così!)? Ma il redattore non è una figura prevista dal Contratto di lavoro dei giornalisti? Lo stesso che il Comune dice che non si può applicare? Un modo per ottemperare rapidamente alla richiesta fatta dall’ufficio ispettivo dell’assessorato regionale Autonomie locali, che, all’inizio di luglio 2009, ha inviato a tutti i comuni e alle province dell’Isola una nota per sapere se gli uffici stampa sono stati attivati così come previsto dalla legge, anche in Sicilia e, allo stesso tempo, una ottima alternativa per riattivare l’ufficio stampa a costo zero. Un bel risparmio se si pensa che le casse del Comune di Palermo sono così vuote che persino l’erogazione dei servizi sociali è in crisi.



Un bando che fa ridere se non fosse che ci sarebbe da piangere.



Il bando prevede tre punti essenziali: essere LSU al Comune da almeno 3 anni; essere cittadini italiani o di uno Stato dell’Unione Europea; essere pubblicisti da almeno tre anni. Roba da far saltare i nervi anche ai più tranquilli. Si lavorerà 20 ore a settimana e il trattamento annuo lordo sarà pari a € 10.807,86, tredicesima, indennità di comparto e salario accessorio in proporzione all’orario lavorativo ridotto. Ma come è possibile chiamarli con questo contratto “redattori”? Alchimie del Comune di Palermo. Parliamo della Commissione, composta da tre dipendenti comunali: ovviamente nemmeno un giornalista. Come dire, se uno sta selezionando un avvocato nella Commissione ci mette un geometra. Chi si scandalizza? E che dire della situazione anomala di una giornalista professionista che è già LSU del Comune? La “collega” ha persino richiesto il sostegno del sindacato. Ma è vero o no che esiste ancora l’esclusiva professionale? Il giornalista professionista quello deve fare e basta. Semmai, deve chiedere al suo Ordine di passare tra i pubblicisti, ancor più se percepisce un salario da un ente pubblico. Da Palazzo delle Aquile un “uccellino” fa sapere che sono arrivate quattro domande: una sola risulta valida, ovviamente quella della collega professionista ed Lsu che deve essere ancora stabilizzata. Le altre tre non andrebbero bene (attenzione il condizionale è d’obbligo) perché gli aspiranti avevano già lasciato lo status di Lsu ed oggi sono ormai dipendenti comunali. Il condizionale è d’obbligo perché non si esclude un loro ripescaggio. La “furbata” dei dirigenti di Palazzo delle Aquile, i quali quando vogliono sanno come sistemare le cose, sta tutta racchiusa in un rigo del provvedimento, quando si parla dell’accesso “selezione pubblica per titoli con riserva ai dipendenti dell’Amministrazione comunale”. La delibera che autorizza il bando, infatti, inserisce come i cavoli a merenda la parola dipendenti comunali. In realtà, il bando, rivolto solo agli Lsu da stabilizzare, usa questa frase, due parole buttate lì, come grimaldello per avviare anche successivamente la ricerca di giornalisti nell’ambito dei dipendenti comunali, così a piacere di chi procede. Ma la legge 150/2000 dice che in sede di prima applicazione viene stabilizzato il personale che ha svolto le funzioni per almeno tre anni. E sono passati dieci anni. Al Comune nessuno ha quei requisiti se non i giornalisti che avevano vinto il regolare concorso pubblico, poi annullato. A far peccato ci vuole poco in questa terra dove le limpide acque attraggono soltanto se si è al mare. E allora nessuno potrà contestare che non trovando tutti i 5 “redattori” fra gli Lsu, e visto che la delibera prevede anche dipendenti comunali, è possibile reclutare gli altri “redattori” tra gli ex Lsu, oggi impiegati, già stabilizzati appunto da impiegati. Quelli che oggi risulterebbero esclusi, dunque, rientrerebbero dalla finestra. Le rassicurazioni che il vice sindaco e alcuni assessori avevano dato all’Assostampa Siciliana, anche al segretario Alberto Cicero, di procedere ad una variazione in modo da utilizzare quegli Lsu per attività di comunicazione generica (differenza molto importante perché avrebbe lasciato liberi i posti dei giornalisti) e non come giornalisti non risulterebbe formalizzata in alcun atto. Qualche assessore afferma, invece, che sarebbe stata messa nel verbale di Giunta della riunione prima di Ferragosto. Ma ad oggi non risulta nulla di ufficiale.



L’ennesimo smacco ai danni dell’intera categoria dei giornalisti.



Si tratta dell’ultima presa in giro dell’Amministrazione Cammarata a danno dei giornalisti, vincitori “in pectore” di un regolare concorso pubblico, che prevedeva l’applicazione del Contratto di lavoro, ma anche a danno dell’intera categoria. In Sicilia, a Palermo, 13 posti di lavoro sarebbero stati importanti. Perché otto dei nove giornalisti, che lavoravano nell’Ufficio Stampa, sono rimasti disoccupati (solo uno lavora in quanto era in aspettativa volontaria dal giornale dove era assunto). Sono tutti quarantenni, fuori dal lavoro. La crisi occupazionale che stringe la nostra professione non trova soluzione nemmeno con i percorsi chiari e trasparenti di un concorso pubblico. A nulla sono serviti gli sforzi profusi dai massimi vertici della Federazione nazionale della Stampa, con in testa il segretario nazionale Franco Siddi e il vice segretario Luigi Ronsisvalle che, assieme ai vertici del sindacato dei giornalisti siciliani, hanno incontrato l’anno scorso il sindaco Cammarata e i suoi burocrati. Nemmeno un altro incontro, organizzato dal segretario regionale dell’Assostampa siciliana Alberto Cicero, alla Corte dei Conti, alla presenza del sindaco Cammarata, del capo di gabinetto e dell’avvocato capo del Comune e di uno dei sostituti procuratori della Corte dei Conti siciliana, è servito a rassicurare l’Amministrazione comunale circa la possibilità di portare avanti il concorso. Tutto questo mentre in Sicilia gli uffici stampa sono una giungla: al Comune di Siracusa ai giornalisti viene applicato il Contratto, alla Provincia regionale di Palermo i colleghi che avevano l’applicazione del Contratto non l’hanno più in quanto c’è qualcuno alla Corte dei Conti che è convinto, tanto da terrorizzare tutti i vertici degli enti pubblici, che ai giornalisti che operano negli enti locali e pubblici non si può applicare il Contratto di lavoro dei giornalisti. La domanda credo che sia pertinente: ma ai medici che lavorano per i Policlinici universitari, quindi con soldi provenienti dal Ministero dell’Università, viene applicato il contratto nazionale dei medici o quello dei dirigenti del Ministero dell’Università? E i giornalisti che hanno un contratto riconosciuto a livello nazionale (che ha forza di legge ex dpr 153/1961), perché non devono avere il loro contratto? Cosa è invidia, ignavia o presunzione? Qualcuno sa dare una risposta chiara e definitiva? E qualcuno può sollecitare l’Aran nazionale?



S.O.S. Giornalisti chiedono aiuto ai Giornalisti.



In pieno agosto, cosciente che questa storia dei lavoratori socialmente utili da far diventare giornalisti mi pareva tanto stucchevole da esser degna di avere gli onori della “notizia”, via email ho scritto ai direttori, ai loro vice e ai “capi” delle più importanti testate nazionali. Soprattutto quotidiani. Ebbene, nessuno mi ha risposto, nessuno mi ha dato un cenno, nessuno mi ha calcolato né ascoltato. E dire che ho fornito informazioni dettagliate. Esiste ancora lo spirito di solidarietà e di colleganza fra i giornalisti? Perché riempiamo pagine e pagine dei problemi che riguardano gli avvocati, i professori della scuola, i medici, i geometri e i ragionieri e non guardiamo a casa nostra? C’è una professione in crisi, una parte della categoria che vive fra mille difficoltà, migliaia di colleghi che cercano di sopravvivere onestamente del lavoro, pochissimo lavoro. Che cercano di sbarcare il lunario e lo fanno ogni giorno con grande dignità, a testa alta e dalla loro parte non hanno alcun “padrino” che li protegge. Possono chiedere protezione almeno ai loro colleghi? Che hanno il potere dell’opinione pubblica, capace di indignarsi se a un lavoratore socialmente utile non viene pagato l’assegno mensile o se un professore viene licenziato, mentre se un giornalista viene calpestato e mortificato nei suoi diritti non gliene frega niente a nessuno. Nemmeno ai colleghi giornalisti ai quali ora lanciamo un S.O.S. Dateci una mano a rendere giustizia prima alla giustizia e poi anche a noi che siamo senza occupazione da quasi due anni. Che siamo ai margini di un mercato del lavoro soffocato da tagli, incentivi agli esodi e licenziamenti. Che siamo “invisibili” come molti altri che gli stessi giornalisti rendono visibili. Che non abbiamo “storia”. Che non abbiamo più una vita serena. Che sopravviviamo con la speranza che qualcuno possa capire davvero la nostra situazione. Che non siamo lavoratori socialmente utili perché abbiamo sempre voluto fare i giornalisti. Che abbiamo vinto un concorso. Ma in questa Italia, in questa Sicilia nemmeno se si vince un concorso pubblico si lavora. Perché tanto c’è qualcuno che lo annulla. Perché lo può fare senza pensare che annulla pure la vita delle persone e delle loro famiglie. Un proverbio siciliano ricorda: “Chi ha più proiettili li spara!”. Ma la mafia stavolta non c’entra.

Roberto Ginex

*Roberto Ginex è giornalista professionista, ha lavorato 11 anni e mezzo all’Ufficio Stampa del Comune di Palermo, è segretario provinciale di Palermo dell’Associazione siciliana della stampa e consigliere regionale dell’Assostampa siciliana

Nessun commento:

Posta un commento